GIOVANNI ALBANESE (Bari, 1959. Vive e lavora a Roma).

Titolare della Cattedra di Decorazione all'Accademia di Belle Arti di Foggia, opera in un ex garage nell'antico quartiere di San Lorenzo a Roma.
Nel 2002 ha vinto il premio d'arte contemporanea "Pino Pascali"
Artista poliedrico ed originale, ha messo la sua arte a servizio della fantasia.
Recentemente ha firmato la regia di "A.A.A. Achille", film scritto con Vincenzo Cerami, con musiche di Nicola Piovani (Achille, orfano di padre, è un ragazzino balbuziente.
La sua famiglia decide di mandarlo in una clinica per risolvere il suo problema.
Qui Achille incontrerà strani personaggi tutti affetti da problemi del linguaggio).
Ha realizzato scenografie cinematografiche (Giovanni Veronesi, "Silenzio si nasce"), teatrali (Antonio Albanese e Michele Serra, "Giù al Nord") e televisive (Syusy Blady e Patrizio Roversi, "Condominio mediterraneo", "Libero" di T. Mammucari).
La sua produzione è caratterizzata dalla creazione di strampalati marchingegni " felice mescolanza di macchine celibi di duchampiana memoria, di assemblaggi alla Nam June Paik, fino al gusto neoclassico e nello stesso tempo mediterraneo di Pascali" (ABO) il cui fine ultimo è il gioco, lo spettacolo, l'emozione, tutte visioni nate da vecchi oggetti trovati per strada:
La "Macchina per ascoltare il vento" del 1993
(un basamento, due grandi coni di ottone, due enormi cuffie di vetro orientò il tutto verso il cretto di Burri, che copre come un sudario i resti della città di Gibellina distrutta dal terremoto, macchina con cui l'aria si cattura davvero) allegorie come "Spazio aperto", una mamma robot che spinge un obsoleto sidecar o"A mamma", fantasma-robot della madre mediterranea ossessiva e accudente; "Salto di qualità", un frigo che recita le tabelline e vorrebbe diventare un computer; "Pippo acrobata", un pupazzo che, su un trapezio, volteggia a tempo di "Volare".
"Shampoo '70'', un intero e desueto negozio di parrucchiere con altoparlanti che trasmettono la radiocronaca della morte di Pasolini e testimonianze estemporanee, dai caschi arrivano canzonette rigorosamente d'epoca.
Ironia sulla comunicazione di massa.
Albanese manipola la luce elettrica fino a farle assumere le forme del vivere quotidiano:
"Coperti di nugoli di piccole fiammelle (che simulano la luce fioca delle candele votive) oggetti della quotidianità come sedie, tavoli, scale, altalene, persino un pianoforte, pulsano ininterrottamente, con ritmi serrati e pressoché sempre uguali….immagine dell'energia irrefrenabile della vita, del suo correre a perdifiato verso il futuro, ma anche della consapevolezza del trascorrere del tempo e della inevitabile contiguità tra la vita e la morte, che nell'oscillazione di un'altalena in fiamme, inconsueto imperfetto metronomo, trova perfetta giocosa e al tempo stesso malinconica espressione". (Lia de Venere)
Ogni opera è per l'artista, che ha esposto le sue creazioni in tutta Europa, un passo avanti verso la realizzazione del suo sogno di adulto, come spesso ripete, è quella di diventare bambino.

http://www.galleriapaoloerbetta.it/artisti/albanese.asp
http://www.comune.roma.it/galleriacomunale/lavorincorso/artisti/albanese/biogr.html