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ROSY ROX Napoli, 1976.
Vive e lavora a Napoli
Diplomata in Pittura all'Accademia di BB.AA. di Napoli, ha frequentato
nel 2001 il Corso superiore di Arti Visive alla Fondazione Antonio Ratti
di Como
("vititing professor" Ilya Kabakov), esponendo in via Farini
a Milano.
La sua bellezza esplosiva, dolce e morbida, ne fa una donna- bambola anche
nella vita, così come la bambola è la figura simbolo che
ritroviamo nella prima fase della sua produzione di taglio fotografico,
raccapricciante o comunque inquietante, sospesa tra reale rappresentato
e finzione costruita, che offre una visione dualistica della personalità,
artistica e non.
La bambola è l'elemento che lega la "donna" alla propria
infanzia; la donna-bambola è un essere sospeso tra passato e futuro,
ma connota anche l'iconografia della donna-oggetto.
L'"ombra-bambola" è la vera immagine della donna incarnata,
suo tema ossessivo in equilibrio tra violenza, allucinazione, sogno e
malinconia.
"Gli effetti devastanti della società malata sulla mente umana,
mente e corpo costretti a convivere con le proprie visioni, ossessioni,
depressioni, fobie
e che creano allucinazioni di nuovi corpi terreni sui quali i confini
tra realtà e immaginario divengono sempre più labili.
Uno stato mentale prodotto dal vivere sociale e che agisce direttamente
su di esso; corpi come estensione di uno stato mentale.
Creazione di ibridi che nascono sia dalla visionarietà di un individuo
sensibile, quanto da un mondo fantastico e infantile; ma che suscitano
anche inquietanti interrogativi sulle possibili manipolazioni dell'ingegneria
genetica sull'umanità, quanto sulle possibili evoluzioni che avrebbe
potuto avere l'evoluzione della vita" (R.R.) Nel ciclo InterZone
è stata notata per la sessualità poliandrica: i suoi personaggi
creano le basi per una teratologia amorosa,
ed hanno sempre una connotazione sessuofobica o, al contrario, sensuale.
La paura e in contemporanea l'ammirazione per il mondo degli insetti,
così come per le figure maschili che popolano le sue fantasie e
ossessioni, creano nell'artista vere e proprie turbe psicologiche, che
si ripercuotono sulle raffigurazioni: trasfigura i suoi uomini in cavallette,
scarafaggi, grilli e si trasforma in musa -sirena, in assemblaggi e installazioni;
immagini ingigantite col plotter e installate in vere e proprie piramidi
che costituiscono dei templi innalzati a se stessa, bellezza che vede
deformata e mutante. Crisalide attraente e insieme irragiungibile.
Nessuna separazione tra inconscio, scienza, realtà e allucinazione
nel realizzare i suoi collages digitali in pelle umana, tanto vicini all'iperrealismo
australiano, quanto memori del surrealismo, cromaticamente densi e kitch.
Come la sua strana ameba dalle forme primordiali: il Batteriocosmo.
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=57&IDNotizia=2888
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