Casa Futura Pietra#1


Venerdì 22 gennaio, alle ore 16.00, il rinascimentale Palazzo Tupputi a Bisceglie, dopo un attento restauro finanziato dal Bando Musei della Regione Puglia,  è restituito nella sua interezza alla città,  in occasione dell’inaugurazione dell’ultima tappa di CASA FUTURA PIETRA, decima edizione di INTRAMOENIA EXTRA ART, progetto promosso dalla Regione Puglia e sostenuto dal Comune di Bisceglie,  con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia della Puglia.  Ad accompagnare il pubblico, Francesco Spina, Sindaco della Città di Bisceglie, Loredana Capone, Assessore all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia,  Luigi La Rocca, Soprintendente Archeologo della Puglia, i curatori e gli artisti.

Il progetto CASA FUTURA PIETRA, prodotto da Eclettica_Cultura dell’Arte,  e ideato dall’architetto Tommaso Martimucci in collaborazione con Giusy Caroppo, curatrice di INTRAMOENIA EXTRA ART, raccogliendo il testimone di WATERSHED, nel quale faceva da fil rouge il tema dell’acqua, intende indagare le sollecitazioni di un materiale -  la Pietra -  generato in mare, figlio di quella stessa acqua che facilmente gli scivola addosso: gran parte del territorio pugliese è, infatti, costituito da un banco di pietra emersa, una pietra calcarea sedimentatasi nei fondali marini nel corso di migliaia di secoli.

Obiettivo del progetto, assaggio di un prossimo sviluppo nell’edizione 2016/17, è quello di illustrare come il materiale Pietra sia la chiave di lettura dei territori, dal mare all’entroterra; un materiale che ha influenzato per secoli le comunità e che ancora può essere al centro della costruzione della città futura. Il metodo è quello di evidenziare alcuni luoghi nonché caratteristiche tipiche e percepite del territorio pugliese e non solo,  dalla morfologia del sottosuolo fino ai centri urbani, e interpretarli da un punto di vista sonoro, cromatico, scultoreo, architettonico, antropologico, urbanistico, sociale; esplorare i luoghi tipici della pietra, vivendoli e facendovi echeggiare  note riflesse dalla pietra stessa, esaltandone le caratteristiche morfologiche e simboliche.

La mostra a Palazzo Tupputi è il viaggio conclusivo di questo primo percorso, raccontato con opere storiche e  progetti di produzione, realizzati in luoghi di suggestione, spazi urbani del presente e in aree di interesse archeologico risalenti alla preistorica, quali il Dolmen di Bisceglie e la Valle dei Dinosauri di Altamura,  per la prima volta in dialogo con interventi contemporanei.

CASA FUTURA PIETRA è una mostra che esalta la versatilità di Palazzo Tupputi, sviluppandosi tra piano terra e piano nobile, in coerenza con la mission connaturata a INTRAMOENIA EXTRA ART, modello di “museo temporaneo diffuso”.
Una scelta non casuale, pertanto,  quella di Palazzo Tupputi sia per la connotazione della struttura esterna dell’edificio,  rivestita da un raffinato bugnato in pietra a punta di diamante, sia per la valenza di “memoria storica”,  in quanto fu sede carbonara durante i moti liberali del Risorgimento:  qui si svolse il 5 luglio del 1820 la Dieta delle Puglie. 

Ed è in questo Palazzo, attraverso tracce dipinte, disegnate, sintetizzate, scolpite, proiettate,  che prende avvio al piano terra il percorso espositivo di CASA FUTURA PIETRA, introdotto dalla proiezione del video da performance di Filippo Berta con TERRITORI #2 ,  documento di un’azione messa in atto da un gruppo di abitanti di Altamura nella cava Pontrelli, la Valle dei Donosauri, per “segnare” sul selciato la difficoltà dell’affermazione del singolo nella complessa rete delle relazioni sociali; sotto il loggiato, Jeoge Peris compone come un malinconico sacrario il “suo” Dolmen, una sorta di Teatro della Natura; al piano superiore, scandisce il tempo l’atmosfera visionaria del Concerto preistorico, intonato sotto la direzione di Alvin Curran una mattina di novembre al Domen La Chianca di Bisceglie, monumento funebre risalente all’Età del Bronzo. La pietra diviene soggetto e oggetto insieme nella demolizione di un frigorifero in un memorabile video di Jimmie Durham. Il percorso tra gli ambienti del piano nobile, sollecita a indagare i concetti dell’abitare, della convivenza, della precarietà, dell’archeologia della memoria: li rintracciamo nella pila di materassi in ceramica policroma di VedovaMazzei come nell’installazione neopompeiana delle alcove gemelle di Pietro Di Terlizzi e nella resilienza, figlia di una performance urbana messa in scena in una scuola di epoca fascista a Bisceglie, di Sergio Racanati. Nel maestoso salone centrale, il pionieristico manifesto di Ugo La Pietra “ Costruire la città” invita all’installazione minimal, raccontata dal concept di Tommaso Martimucci e l’arte di Kei Nakamura:  piccole sculture dall’organicismo tutto orientale, per alludere ad antichi assetti ubani e architetture arcaiche della Puglia.  
La natura raccontata dalla pietra, non la vede inerte: essa è anche colore, trasformazione, sonorità ancestrale.   Ne incontriamo gli umori nella stratificazione della pittura vellutata di Irene Petrafesa e nelle materia magmatica di Bizhan Bassiri e in quella mutante di Tony Fiorentino, per riconciliarci infine con una natura che si fa madre,  nell’evocativa scultura risonante di Vito Maiullari.